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Assistenti educatori scolastici, il 7 settembre un'assemblea, il 14 un presidio a Bergamo

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Fondamentali per l’inclusione dei più fragili a scuola, eppure abbandonati a un’incertezza lavorativa estrema. Perché se lo studente che assistono si ammala o non si presenta a scuola, la giornata di lavoro è perduta, non pagata. Sono gli assistenti educatori scolastici, figura professionale dal ruolo delicatissimo, garanti di diritti sanciti dalla Costituzione, la scolarizzazione e l’inclusione di alunni disabili di elementari, medie e superiori.

Con un profilo che resta ibrido, lavorano nelle scuole pubbliche ma non sono alle dipendenze dello Stato. Sono di solito assunti (anche a tempo indeterminato) da cooperative sociali che operano in appalto per il Comune di residenza degli studenti a loro affidati. A Bergamo e nel resto della provincia per il comparto sono attivi oltre 1.500 lavoratori.

Nell’ultimo anno la FP-CGIL di Bergamo è tornata a puntare l’attenzione sulla loro situazione. In questi giorni, nell’ambito anche di una campagna nazionale, sono in programma due nuove iniziative: per domani, giovedì 7 settembre, è organizzata un’assemblea online (ore 17, con diretta Facebook su FP-CGIL nazionale) per condividere l’avanzamento della discussione sui provvedimenti in esame per il riconoscimento del profilo professionale nei ruoli del personale scolastico. Il giovedì successivo, 14 settembre, come nel resto del Paese, anche a Bergamo si terrà un presidio di fronte alla Prefettura di via Tasso, a sostegno dei disegni di legge sull’internalizzazione.

A seguire il settore per la Funzione Pubblica CGIL di Bergamo ci sono Ingalill Nordli e Diego Lodetti. “Chiediamo che a questi lavoratori si garantisca un salario anche nei casi in cui lo studente assistito manchi da scuola, per malattia o altro. Deve essere assicurato, cioè, il diritto di effettuare in ambito scolastico tutte le ore settimanali come da contratto, anche nel caso di assenze. Chiediamo poi che venga garantita una copertura economica attraverso un’indennità durante i mesi estivi non lavorati, come per gli altri lavoratori della scuola. Venga, inoltre, riconosciuto il loro livello professionale, come accade in tutti gli ambiti socio-sanitari-assistenziali-educativi, colmando così una lacuna legislativa. E si provi ad ampliare la recente sperimentazione dell’assistente educatore di plesso, che potrebbe essere utile per risolvere diverse criticità. Insomma, si faccia finalmente un investimento anche su questi lavoratori, si riconosca una volta per tutte il loro ruolo prezioso in classe”.

TRE STORIE VERE
La scorsa primavera la FP-CGIL di Bergamo aveva raccolto le testimonianze di tre lavoratori del comparto. Le riproponiamo qui, perché i loro racconti sono più che mai attuali, con l’avvio del nuovo anno scolastico.

All’inizio di ogni mese di attività, un assistente educatore scolastico non può prevedere a quanto ammonterà lo stipendio che riceverà.
È quello che accade anche a Laura, al lavoro come assistente educatrice scolastica da 22 anni in una scuola primaria e in una secondaria della provincia di Bergamo.
“Nel mio caso, lavorando part time 18 ore a settimana, lo stipendio pieno è di circa 800 euro al mese. Ma basta un esempio per rendere l’idea della nostra situazione: lo scorso novembre uno dei due studenti che seguo ha avuto un lungo periodo di malattia, così la mia busta paga mensile è stata di solo 370 euro. Fino ai primi anni 2000 lavoravamo come dipendenti comunali e avevamo assicurato tutto il nostro monte ore contrattuale. Poi la figura professionale è stata esternalizzata, con la conseguenza che ora non sappiamo mai quante ore effettive svolgeremo”.

Confessa di provare un “profondo senso di solitudine” nello svolgere questo mestiere, un’altra lavoratrice, Nadia, dal 2004 impegnata in una scuola primaria della provincia.
Nel ruolo di assistente scolastica dice di sentirsi “sola. Recarsi sul posto di lavoro e ritrovarsi sola, sola senza il proprio utente, sola a sperare che l’assenza non si prolunghi nei giorni, nelle settimane o nei mesi. Sola, nella preoccupazione di non avere lo stipendio ‘pieno’ per poter sopperire alle spese. Non avendo alcuna responsabilità sulla classe non siamo considerati come presenze effettive. Non abbiamo accesso al registro elettronico, dunque spesso viviamo un’umiliante mancanza di comunicazione tra noi e i docenti, e talvolta solo per caso veniamo a conoscenza di quello che accade a scuola, che si tratti di gite o uscite di poche ore dall’istituto”.

Della necessità di “fare emergere l’emergenza” parla Graziano, assistente scolastico dal 2008. Di cognome fa Gatti Quadri, noto trombettista di Bergamo, che da tempo si divide tra musica e scuola. Non nasconde che occorrerebbe “a suon di tromba svegliare” i suoi stessi colleghi, che spesso non reagiscono alle ingiustizie riservate alla professione.
“C’è un ampio malcontento nel nostro settore, dovuto a fatti tangibili di cui tutti parlano, ma per cui nessuno degli educatori fa niente. Viviamo nell’ansia, senza una retribuzione fissa e sicura alla fine del mese e con un compenso orario fermo da più di vent’anni con cui dobbiamo fronteggiare un aumento generalizzato e violento di tutti i beni di consumo. Non si può certo svolgere bene un lavoro così importante e delicato vivendo nell’ansia. In caso di assenze, capita di pensare alle proprie ore a fine mese, e di mettere questa questione davanti al benessere del ragazzo che assistiamo. Quando mi capita, mi sento in colpa. Non deve accadere”.

Il Disegno di legge 236/2022 presentato in Senato si propone, ora, di internalizzare questa figura professionale nell’organico del ministero dell’Istruzione. “Se questo avvenisse, molte delle problematiche sopra citate verrebbero risolte anche se ad oggi restano perplessità sulle modalità di attuazione del Ddl, sia in termini di reclutamento del personale che di copertura economica” concludono i due sindacalisti, Nordli e Lodetti.

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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