Lavoro

Rapporto sul lavoro dipendente in provincia di Bergamo del terzo trimestre 2023. Sintesi e commento

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L’Osservatorio Mercato del Lavoro, istituito dal Servizio Lavoro della Provincia di Bergamo, ha pubblicato l’11 dicembre il “Rapporto sul lavoro dipendente in provincia di Bergamo – 3° trimestre 2023”, rapporto basato sul flusso delle COB (Comunicazioni Obbligatorie trasmesse dalle aziende ai Centri per l’Impiego per i casi di assunzione e cessazione dei rapporti di lavoro). Per scelta dell’Osservatorio il Rapporto prende in considerazione esclusivamente il lavoro dipendente (quindi non i lavoratori autonomi) del settore privato escluso il lavoro domestico.

Oltre al Rapporto basato sulle COB, l’Osservatorio ha pubblicato anche un Allegato statistico, basato su dati INPS ed Excelsior, che ha come oggetto non più il flusso trimestrale di assunzioni e cessazioni bensì il dato complessivo finale (stock) al 31 dicembre.
Quel che colpisce, ad una prima lettura, è il giudizio positivo espresso soprattutto sull’elevato volume dell’occupazione (sia per lo stock finale che per i flussi trimestrali) a fronte, invece, dei numerosi segni meno che accompagnano le singole voci (assunzioni mensili, saldi assunzioni-cessazioni, saldi per macrosettori, assunzioni per modalità oraria, assunzioni per genere ed età …).
L’apparente incoerenza dei due opposti giudizi si spiega tenendo conto del fatto che l’anno 2022 è stato l’anno della ripresa post COVID, dati eccezionalmente positivi, difficilmente ripetibili e tali tali da far risultare negativi i dati dell’anno successivo. Al contrario, se i dati vengono confrontati con quelli del 2019 il giudizio si capovolge o quantomeno si ridimensiona (3° trimestre 2019: 31.703 assunzione; 3° trimestre 2023: 34.955 assunzioni).
È forse più utile esaminare dove il segno meno nel confronto 2023-2022 ha pesato di più:

 

 ASSUNZIONIagricolturacostruzioniindustriacommercio e servizitotale
gennaio-settembre 2022 3.751 12.775 34.596 64.213 115.402
gennaio-settembre 2023 3.406 11.434 32.366 63.204 110.624
v% gennaio-settembre 23/22 -9,2 -10,5 -6,4 -1,6 -4,1

 

È il -10,5% nelle costruzioni la diminuzione più elevata: un dato che però non corrisponde all’aumento degli occupati registrato, invece, da Cassa Edile e Edilcassa. Certo, sul segno meno hanno pesato la riduzione del bonus edilizio e della cessione del credito ma, forse, ciò che spiega meglio la diversità dei dati COB da quelli di Cassa Edile e Edilcassa sta nel fatto che il valore COB non si riferisce al numero degli assunti (lo stock) ma al numero delle assunzioni (il flusso). Cioè in un settore ad alto tasso di lavoro a tempo determinato, fine cantiere, stagionalità, le “assunzioni” sono più degli “assunti”.
Il settore con la percentuale più bassa di riduzioni (-1,6) è Commercio e servizi, ma non si deve dimenticare che a pag. 3 del Rapporto si dice che nel settore dei servizi turistici (alloggio e ristorazione, intrattenimento) il lavoro a chiamata (lavoro intermittente) riguarda il 37,2% degli avviamenti e che le ore “a chiamata” non vengono evidenziate nel sistema operativo delle Comunicazioni Obbligatorie. Ma soprattutto va sottolineato che i datori di lavoro di questo settore si sono spesso lamentati per la difficoltà a trovare e fidelizzare il personale. Certo, con il 37% di dipendenti “a chiamata”, non ci si può poi lamentare che il lavoratore preferisca dimettersi e spostarsi in un’azienda con un trattamento migliore.
E infatti le dimissioni volontarie sono ancora tantissime: un totale provinciale di 30.670 nei primi 9 mesi dell’anno (erano 31.674 nello stesso periodo del 2022). Un dato elevato dovuto alla ricerca da parte dei lavoratori di condizioni migliori non solo di trattamento economico, ma anche di orari di lavoro, sicurezza, conciliazione dei tempi, valorizzazione della persona e delle sue capacità.
Anche gli altri motivi delle cessazioni, oltre alle dimissioni, sono un aspetto che varrebbe la pena di analizzare più in profondità:

 

 MOTIVI DI CESSAZIONEgen-set 2022gen-set 2023v% gen-set 23/22
dimissioni 31.674 30.670 -3,2
fine di rapporto a termine 39.647 41.631 +5
licenziamento per crisi aziendale 3.540 3.046 -14
licenziamento per giusta causa 2.156 2.062 -4,4
mancato superamento periodo di prova 3.522 3.404 -3,4
pensionamento 1.404 1.395 -0,6

 

Il peso maggiore è la fine dei rapporti a termine (41.631): è una conseguenza del fatto che le 17.852 assunzioni con contratto a termine (solo per il 3° trim. – tabella di pag. 4) sono la tipologia contrattuale più numerosa; il tempo indeterminato è stato utilizzato per 8.456 casi, la somministrazione per 6.567 e l’apprendistato per 8.456. Tutte le tipologie hanno il segno meno rispetto ai primi tre trimestri del 2022; l’apprendistato diminuisce dell’8,7%, la somministrazione del 6,1%, il tempo determinato del 2,6% e il tempo indeterminato del 2%.
Circa il peso delle varie tipologie contrattuali può essere utile uno sguardo alla tabella pubblicata a pag. 6 dell’Allegato statistico su dati INPS. In totale, a dicembre 2022 (ultimo dato disponibile) i lavoratori dipendenti (lo stock) erano 341.892, il valore più alto della tabella, che parte dal 2007. È soprattutto questo il dato che fa esprimere un giudizio positivo sull’occupazione nella nostra provincia, nonostante i segni meno.
La tabella indica poi, nelle altre colonne, che il primato del 2022 si ripete anche prendendo in considerazione il solo tempo determinato o il solo tempo indeterminato. Certo, il tempo indeterminato riguarda, a dicembre 2022, l’84,2% degli occupati mentre nel 2007 il lavoro stabile riguardava l’89,2% degli occupati. In controtendenza a questo calo stanno però le 11.100 trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato nei primi nove mesi dell’anno (erano 8.477 nello stesso periodo del 2022 – pag. 4 del Rapporto COB). Non è difficile cogliere in questo dato il relativo rafforzamento della condizione dei lavoratori dovuto al calo demografico e alla scarsità di manodopera.
A fronte dell’84% di lavoratori a tempo indeterminato sta però un 15,8% di lavoratori con contratti precari: a dicembre 2022 erano 54.021. Già in altre occasioni, in sede di Osservatorio, abbiamo sottolineato come sarebbe necessario un approfondimento statistico per capire in che misura si tratta di un passaggio iniziale nell’accesso al mondo del lavoro oppure, come è più probabile, una vera e propria trappola della precarietà nella quale restano bloccati per anni, tra tempo determinato e somministrazione, i settori più deboli e meno professionalizzati del mercato del lavoro e per quali si rende necessari prevedere percorsi di formazione e stabilizzazione.
Al di là di questa sintesi, è utile una lettura diretta dei due documenti soprattutto per approfondire aspetti come le variabili occupazionali legate all’età, al genere, alla nazionalità, alla territorialità e ai vari settori produttivi. Solo per fare un esempio, il -15,3% di assunzioni nel settore “trasporto e magazzinaggio” (tabella di pag. 10 del Rapporto COB) ha come diretta conseguenza il -17,2% di assunzioni nel territorio di Romano di Lombardia (tabella di pagina 20 sulle circoscrizioni territoriali) territorio che ha visto negli anni recenti il boom della logistica. Oppure un altro esempio: nel positivo saldo totale assunti/cessati dei tre trimestri, dei 7.571 lavoratori ben il 45,9% è composto da “stranieri” (3.472; gli “italiani” sono 4.527); una lezione per chi continua a considerare i migranti come una minaccia e non come una risorsa di lavoro.

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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