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Ucraina, guerra chiama guerra. Sia il momento della pace. La nota della Rete della Pace, di cui la CGIL fa parte

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Dalle prime ore di giovedì 24 febbraio è in corso un’operazione militare russa che ha colpito le principali città e gli aeroporti ucraini. I missili russi hanno investito la capitale e l’offensiva ha portato alla presa della centrale dismessa di Chernobyl e dell’aeroporto internazionale Antonov di Hostomel, a circa 30 chilometri Kiev.

I cittadini ucraini si sono svegliati con il fragore delle esplosioni. La situazione è drammatica ed è per questo che siamo a chiamare tutti gli attori della politica internazionale ed europea perché agiscano con determinazione per fermare la guerra.
Chiediamo all’Europa che vengano messe in atto tutte le azioni possibili affinché si consolidi il progetto di pace che è all’origine della sua costruzione.
L’Unione Europea deve affrontare alla radice, con pazienza e tenacia, tutti i problemi che da troppo tempo la attraversano per raggiungere l’obiettivo di pace e sicurezza, dall’Atlantico agli Urali, anche attraverso un reale processo di disarmo.
Allo stesso tempo, è necessario riconoscere che la drammatica situazione in Ucraina è espressione del grave e prolungato deterioramento delle relazioni internazionali e dell’altrettanto serio indebolimento delle istituzioni.
Le guerre costituiscono sempre un circolo vizioso: guerra chiama guerra. L’Italia e l’Europa lavorino per cambiare rotta: è necessario impegnarsi per il rispetto della legalità internazionale, per il rilancio del dialogo politico e della cooperazione a tutti i livelli, per favorire processi di vera democratizzazione e per la messa in funzione di un sistema di sicurezza collettiva così come previsto dalla Carta delle Nazioni Unite - Il Trattato di Lisbona stabilisce espressamente che “l’Unione promuove soluzioni multilaterali ai problemi comuni, in particolare nell’ambito delle Nazioni Unite. …L’Unione opera per assicurare un elevato livello di cooperazione in tutti i settori delle relazioni internazionali al fine di: … preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, conformemente agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite, …” (art. 21).
Senza questo impegno sarà impossibile garantire il rispetto dei diritti umani e affrontare efficacemente le tante crisi che incombono.
Sarà difficile, inoltre, promuovere la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e, d’altro canto, non è più ammissibile che gli interessi economici continuino a prevalere sulla tutela dei diritti umani. Per l’UE, per la sua storia, per i suoi valori, per i suoi cittadini.

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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