Attese troppo lunghe e tempi che, per chi non ha disponibilità economiche, possono tradursi nell’impossibilità di ottenere una diagnosi e le cure necessarie, ledendo gravemente un diritto universale, quello alla salute.
La storia che abbiamo ascoltato questa mattina è una delle numerose, gravissime, che si verificano sul nostro territorio. È la vicenda di B. S., una lavoratrice bergamasca malata oncologica. La richiesta che l’oncologo le ha rivolto durante l’ultima visita, qualche settimana fa, è di sottoporsi a quattro esami diagnostici entro la data del prossimo consulto. Così, con largo anticipo, B.S. si è subito attivata per le prenotazioni (malgrado fosse compito della struttura che l’ha in cura prenotare le prestazioni successive alla prima visita). Sulle ricette che ha ricevuto dal medico specialista la classe di priorità indicata è la P, che significa esame “programmabile”, per prestazioni da erogare entro 120 giorni.